sabato 8 giugno 2013

In grazia di Dio, Winspeare racconta il ritorno alla terra

Un auspicato ritorno alla terra. Ne parlano sociologi ed economisti, lo immagina e lo racconta Edoardo Winspeare nel suo nuovo film, bucolico e “tutto salentino”.
Ha chiuso in questi giorni le riprese di “In grazia di Dio” il regista tricasino, una storia del Sud, con protagonista la campagna, girata e ambientata nel Basso Salento. Un film, ecologico, a impatto zero, che parla di oggi e, chissà, immagina una soluzione forse non così impossibile alla crisi che sembra attanagliare chiunque, senza distinzioni geografiche.
Racconta la recessione Winspeare, e lo fa attraverso una storia salentina, di quattro donne in particolare, tutte appartenenti alla stessa famiglia e costrette, dalla crisi e dal fallimento dell’impresa familiare, a un inaspettato ritorno alla terra. La campagna come unica soluzione. Una scelta obbligata e sofferta che è, però, anche l’inizio di una catarsi che le porterà a riconsiderare il loro stile di vita e, soprattutto, le loro relazioni affettive.
La fatica, la sopravvivenza con i prodotti della propria terra, la paura di non farcela, i ricordi di una vita agiata, tutto fa parte di una nuova quotidianità che provoca screzi e rotture, perfino tra madre e figlia. Ma che, alla fine, s’illumina di una luce inaspettata, porta nuova linfa e “la rivelazione su ciò che è davvero importante nella vita”, illustra il regista, “la bellezza del creato, la scoperta del bene e della meraviglia, la gratitudine di stare su questa terra, il senso di comunità, la comprensione del dolore e anche del male, la soddisfazione per il proprio lavoro e, sopra ogni cosa, l’amore che ci lega ai nostri familiari come a tutti gli abitanti della Terra”.
È, quindi, una piccola storia sulla felicità quella raccontata da Winspeare, che ha chiamato attori del posto per interpretare una storia salentina, che ha il Basso Salento come metafora, con i suoi abitanti, di un nuovo “centro del mondo”.
Scritto con Alessandro Valenti, il film è prodotto dallo stesso Winspeare con Gustavo Caputo e Alessandro per la Saietta Film, con la collaborazione di Banca Popolare Pugliese e di Luigi De Vecchi, con il contributo dell’Apulia Film Commission e dell’assessorato alle Risorse agricole della Regione Puglia, e con una serie di piccoli sponsor locali. Una produzione che, facendo di necessità virtù, parte dal basso, che ha funzionato durante i giorni di riprese anche grazie ad un originale, simpatico e utilissimo “baratto”, con le aziende sponsor che hanno fornito agli attori "squisiti pacchi" e, perfino cure odontoiatriche. Un beneficio in termini produttivi oltre che una grande iniezione di buonumore sul set.
Protagonisti del film sono: Celeste Casciaro (compagna di Edoardo Winspeare), nel ruolo di Adele, Laura Licchetta (Ina), Gustavo Caputo (Stefano), Anna Boccadamo (Salvatrice), Barbara de Matteis (Maria Concetta), Amerigo Russo (Vito) e Angelico Ferrarese (Cosimo).
Personaggio aggiunto è il Salento, “la cui presenza”, spiegano dalla produzione, “è l’anima della storia e dei suoi protagonisti”. In merito alla scelta di raccontare la storia di quattro donne, “è un invito a resistere", chiudono dalla produzione, "per ribellarsi pacificamente a uno stile di vita che ha ferito i valori di umanità e reciproco aiuto che una società non dovrebbe mai dimenticare”.

Cattedrale di Otranto Santa Maria Annunziata


L’edificio ha impianto basilicale suddiviso in tre navate da due filari di cinque colonne collegate da arcate. L’incrocio delle navate con il transetto è segnato dal vano della crociera dal sapore schiettamente romanico. Caratteri tipici della architettura e scultura pugliese del XII secolo sono le arcate a doppia ghiera lunata che ricadono sulle colonne marmoree, con capitelli finemente scolpiti in stile corinzio semplificato, dei quali uno solo, al centro del colonnato di sinistra, è più elaborato degli altri. 
Di particolare interesse la cripta, suddivisa in ben quarantacinque campatelle quadrate da una selva di colonne sorreggenti capitelli di reimpiego tardoantico, bizantino, altomedievale, e capitelli coevi, dei quali i più interessanti sono quelli decorati con figurazioni di animali e busti umani.