domenica 30 giugno 2013

CARDISANTI Gruppo di musica tradizionale Salentina

“CARDISANTI” è un gruppo di musica tradizional popolare salentina. Sono l'espressione artistica dell'omonima associazione musicale culturale costituita da artisti e musicisti salentini.
Sono nati musicalmente sulla scia dei grandi vecchi cantori del proprio paese, Cutrofiano. 
Tra i componenti del gruppo c’è UCCIO CASARANO, organettista e cantore della tradizione musicale salentina, era membro dello storico gruppo “gli Ucci. Altro componente è la cantante LINA BANDELLO, figlia di Uccio Bandello, sicuramente il più grande cantore salentino. Elemento di spicco è il giovane fisarmonicista MICHELE BIANCO diplomando al conservatorio di Lecce, vincitore di numerosi concorsi internazionali per fisarmonica.
lo spettacolo musicale dei “CARDISANTI” propone, con arrangiamenti originali, i canti più significativi dell’enorme patrimonio musicale del salento.
hanno pubblicato nel loro disco dal titolo “pe l’amore tou” quattro brani inediti scritti e arrangiati da loro.

Cardisanti,
nella tutela e valorizzazione di tutti quei principi di carattere ambientale, culturale e musicale, appartenenti al patrimonio territoriale del basso Salento si inserisce l’impegno dei “Cardisanti”, gruppo associazione di musica popolare salentina.
Il gruppo, nato fisicamente e artisticamente sulla scia dei grandi vecchi cantori Cutrofianesi – in primis Uccio Bandello leader del gruppo gli “Ucci”-, porta in scena la produzione di testi originali e melodie fedelissime appartenenti alla miglior tradizione della musica popolare pugliese. Lo stesso, si caratterizza per la presenza di: Uccio Casarano figura storica già componente degli Ucci, Lina Bandello, figlia e come il padre memoria orale dei canti di lavoro di un tempo e le giovani promesse rappresentate da Michele Bianco e altri che saranno i depositari di que
sta tradizione.https://www.youtube.com/watch?v=mgOw2X1nhdk
Un brano nel quale il gruppo salentino "cardisanti" racconta il Salento metaforicamente visto dagli occhi di una pianta selvatica che da millenni vive nelle campagne del sud italia (cardisanti è il nome dialettale dei cardi campestri). Immagini, suoni, storia, natura, paesaggi salentini si intrecciano nel racconto musicale di una terra affascinante, bella, ospitale, ma nello stesso tempo dura, impervia, difficile, a tratti amara... E' un brano molto apprezzato durante i numerosi concerti dal vivo dei cardisanti nelle infuocate serate estive salento.

sabato 8 giugno 2013

In grazia di Dio, Winspeare racconta il ritorno alla terra

Un auspicato ritorno alla terra. Ne parlano sociologi ed economisti, lo immagina e lo racconta Edoardo Winspeare nel suo nuovo film, bucolico e “tutto salentino”.
Ha chiuso in questi giorni le riprese di “In grazia di Dio” il regista tricasino, una storia del Sud, con protagonista la campagna, girata e ambientata nel Basso Salento. Un film, ecologico, a impatto zero, che parla di oggi e, chissà, immagina una soluzione forse non così impossibile alla crisi che sembra attanagliare chiunque, senza distinzioni geografiche.
Racconta la recessione Winspeare, e lo fa attraverso una storia salentina, di quattro donne in particolare, tutte appartenenti alla stessa famiglia e costrette, dalla crisi e dal fallimento dell’impresa familiare, a un inaspettato ritorno alla terra. La campagna come unica soluzione. Una scelta obbligata e sofferta che è, però, anche l’inizio di una catarsi che le porterà a riconsiderare il loro stile di vita e, soprattutto, le loro relazioni affettive.
La fatica, la sopravvivenza con i prodotti della propria terra, la paura di non farcela, i ricordi di una vita agiata, tutto fa parte di una nuova quotidianità che provoca screzi e rotture, perfino tra madre e figlia. Ma che, alla fine, s’illumina di una luce inaspettata, porta nuova linfa e “la rivelazione su ciò che è davvero importante nella vita”, illustra il regista, “la bellezza del creato, la scoperta del bene e della meraviglia, la gratitudine di stare su questa terra, il senso di comunità, la comprensione del dolore e anche del male, la soddisfazione per il proprio lavoro e, sopra ogni cosa, l’amore che ci lega ai nostri familiari come a tutti gli abitanti della Terra”.
È, quindi, una piccola storia sulla felicità quella raccontata da Winspeare, che ha chiamato attori del posto per interpretare una storia salentina, che ha il Basso Salento come metafora, con i suoi abitanti, di un nuovo “centro del mondo”.
Scritto con Alessandro Valenti, il film è prodotto dallo stesso Winspeare con Gustavo Caputo e Alessandro per la Saietta Film, con la collaborazione di Banca Popolare Pugliese e di Luigi De Vecchi, con il contributo dell’Apulia Film Commission e dell’assessorato alle Risorse agricole della Regione Puglia, e con una serie di piccoli sponsor locali. Una produzione che, facendo di necessità virtù, parte dal basso, che ha funzionato durante i giorni di riprese anche grazie ad un originale, simpatico e utilissimo “baratto”, con le aziende sponsor che hanno fornito agli attori "squisiti pacchi" e, perfino cure odontoiatriche. Un beneficio in termini produttivi oltre che una grande iniezione di buonumore sul set.
Protagonisti del film sono: Celeste Casciaro (compagna di Edoardo Winspeare), nel ruolo di Adele, Laura Licchetta (Ina), Gustavo Caputo (Stefano), Anna Boccadamo (Salvatrice), Barbara de Matteis (Maria Concetta), Amerigo Russo (Vito) e Angelico Ferrarese (Cosimo).
Personaggio aggiunto è il Salento, “la cui presenza”, spiegano dalla produzione, “è l’anima della storia e dei suoi protagonisti”. In merito alla scelta di raccontare la storia di quattro donne, “è un invito a resistere", chiudono dalla produzione, "per ribellarsi pacificamente a uno stile di vita che ha ferito i valori di umanità e reciproco aiuto che una società non dovrebbe mai dimenticare”.

Cattedrale di Otranto Santa Maria Annunziata


L’edificio ha impianto basilicale suddiviso in tre navate da due filari di cinque colonne collegate da arcate. L’incrocio delle navate con il transetto è segnato dal vano della crociera dal sapore schiettamente romanico. Caratteri tipici della architettura e scultura pugliese del XII secolo sono le arcate a doppia ghiera lunata che ricadono sulle colonne marmoree, con capitelli finemente scolpiti in stile corinzio semplificato, dei quali uno solo, al centro del colonnato di sinistra, è più elaborato degli altri. 
Di particolare interesse la cripta, suddivisa in ben quarantacinque campatelle quadrate da una selva di colonne sorreggenti capitelli di reimpiego tardoantico, bizantino, altomedievale, e capitelli coevi, dei quali i più interessanti sono quelli decorati con figurazioni di animali e busti umani.